Sono le idi di marzo ma sembra pieno inverno e la monumentale stufa a legna fagocita pezzi in continuazione, per scaldare il più fortunato degli uomini che è venuto a casa Verdi, nell’omonima cantina, a Vergomberra, presso Canneto Pavese e che ancora non sa quale meraviglia gli ha riservato la sorte.
Dalla veranda si vedono i fiocchi di neve che cadono copiosamente imbiancando i filari di Croatina, Ughetta e Barbera.
In questa casa mi sento non visitatore ma ospite, accolto da Paolo (con sua moglie Enrica), sua sorella Monica e Carla, la loro stupenda, tenera e irresistibile madre.
Con Paolo i Verdi, in Oltrepo Pavese, sono arrivati alla settima generazione (e c’è già pronto il figlio Jacopo per dare inizio all’ottava).
La storia della famiglia inizia in Vergomberra, nel 18° secolo, allorché Antonio vi si trasferisce dal Ducato di Parma.
C’è ancora una cospicua porzione della prima cantina che il patriarca ha costruito, con soffitto in travi di rovere che poggiano su muri recanti ancora tracce del primitivo intonaco settecentesco.
Partendo da qui, la cantina si eleva in altezza per ben 3 piani sovrapposti nei quali, vicino agli impianti di lavorazione, si alternano botti di rovere, tonneau, barrique, con i loro preziosi contenuti.
Al vertice c’è la veranda, con la stufa a legna a fuoco continuo e i vasi con i fiori e le piante talmente verdi, lucide e lussureggianti che ti sembra di essere in un giardino botanico.
In mezzo alla sala domina una grande tavola imbandita, che arriva fino a lambire l’ingresso della cucina, da cui si scorge il paiolo con la polenta che Monica non ha smesso di accudire, girandola col cucchiaio di legno per oltre 2 ore.
Il reading enopoetico incomincia con Calderòn de la Barca e Pindaro che mi accompagnano nella degustazione a ritroso (2003, 2009 e 2011) di “Vigna Costa”, un Riesling Renano DOC in purezza, da vigneti propri, siti nel Comune di Castana: Calderòn, trasforma il nettare in sogno e Pindaro mi porta in volo!
Con il “Cavariola” (OP Rosso Riserva DOC) salgo letteralmente sull’altare del piacere introitando, prima nelle nari e poi nelle inappagate gole, le annate strepitose (ma ahimè ormai introvabili) del 1990 e 1999.
Infine mi tuffo nell’oceano dei desideri del Cavariola 2007 dove vorrei letteralmente naufragare.
Ma non è finita perché Dulcinea si manifesta con il “Vergomberra” (OP Metodo Classico), i cui succhi primordiali del 2006 (60 mesi sui lieviti) e del 2007 (50 mesi) mi trasformano in novello Chicote, alla ricerca della mistica origine della passione.
Mentre la poesia dei nettari verdiani non smette di cullarmi, perché Paolo e Enrica non smettono di stappare e intrattenermi versando versi nei bicchieri, le altre donne di casa, Carla e Monica, portano in tavola leccornie di ogni genere tra cui primeggiano la polenta già citata, uno strepitoso cotechino caldo e un’altrettanto strepitosa forma di gorgonzola dolce, di oltre sei chili.
Ad un certo punto, mentre compaiono in tavola calici a forma di coppa, Paolo prende le sembianze di Dante Alighieri e mi porta in Paradiso.
Il suo OP Sangue di Giuda DOC “Paradiso”, del 2011, è un capolavoro ancor più perfetto della Divina Commedia del sommo poeta perché non evoca Purgatori o Inferni, ma solo luoghi idilliaci che celano Francesche, Laure, Beatrici, Eloise, Esmeralde, Ginevre, Rossane e mille altre donne che hanno incarnato l’ideale della bontà, della dolcezza e della gioia.
Vorrei trasformarmi in Tarzan che ritorna alla natura, dopo aver rifiutato la civilizzazione, per realizzare un ideale di libertà che sussulta dentro e, i cui palpiti, solo la terra e certi suoi straordinari prodotti come questi ottenuti da Paolo, possono attenuare.
Ma devo fare i conti con la cruda realtà nella quale solo pochi sogni di pochi eletti sono realizzati e allora affogo la mia smania nel bicchiere di Paradiso e libero il mio urlo.
Azienda Agricola Bruno Verdi di Paolo Verdi
Via Vergomberra, 5 Canneto Pavese (PV)