Regione Solinga: un tiro di schioppo da Canneto Pavese, ma sotto la giurisdizione di Stradella, nel cuore dell’Oltrepo Pavese. Per arrivarci c’è una strada che, se non fosse asfaltata, si potrebbe definire un sentiero, che si snoda sinuosa tra anfiteatri di vigneti e ti conduce, sempre più in alto.
Una volta arrivato in cima, la prima cosa che vedi è una grande casa con un’altrettanto grande terrazza dalla quale il tuo sguardo spazia sulle vigne da cui scaturisce il vino ammandorlato o mandorlato (Gioàn Brera), di schiuma semplice e brutale (Mario Soldati), con la capacità di vivere contro ogni evenienza (Luigi Veronelli), genuino (Lino Maga) e che, nelle giornate uggiose, sono coperte da nuvole, come una sottoveste, che lascia intravedere le sinuose forme delle colline.
La casa ha un tetto nuovo; quello che vi era fino a qualche anno fa se l’è portato via il vento.
“Mai pagùra” ha proclamato Franco vedendo la sua cantina scoperchiata.
Franco è Pellegrini Franco, titolare dell’omonima azienda che conduce qui dai primi anni ’90, assieme alla moglie Annamaria e sotto lo sguardo di Davide, il figlio che è arrivato 18 anni fa e sua sorella Rita, più giovane di 6 anni.
La famiglia per lui è la cosa più importante tant’è che sulle etichette dei suoi vini ci scrive “Famiglia Pellegrini”, come fosse una firma. La vita non gli ha risparmiato pesanti batoste ciononostante, sul suo viso mite e buono, rimane acceso sempre un sorriso che ricaccia la mestizia e un velo di amarezza.
Dietro la pacatezza dei modi e la musicalità della voce, si cela lo slancio, l’impeto di chi non si lascia sopraffare dalle avversità e ti sorprende coi suoi frequenti Evviva, Evviva!
Alla Solinga, intorno a vigneti con pendenze in alcuni tratti proibitive, ci sono prati e boschi: un territorio d’eccellenza che garantisce alle viti di godere di un’esposizione giornaliera molto intensa che volge a mezzogiorno e di correnti durante le ore notturne per consentire una maturazione completa e graduale dei grappoli.
Qui nasce il Buttafuoco che è un uvaggio di Croatina, Barbera su tutte e poi Ughetta di Canneto (o della Solinga) e Uva Rara.
Il fazzoletto di terra tra i più vocati per fare questo vino è un cru che Franco Pellegrini divide con un altro grande vignaiolo di queste parti, Andrea Picchioni.
Nel documento di provenienza, sottoscritto al momento dell’acquisto di questa terra, c’è proprio scritto vigna Buttafuoco e lui con orgoglio riproduce l’atto d’instromento del 2 febbraio 1861, sull’etichetta della bottiglia.
La zona di produzione è lo sperone di Stradella, un crinale spartiacque tra i torrenti Scuropasso e Versa, che si trova nella prima fascia collinare dell’Oltrepo Pavese.
È una sottozona in grado di dare una base enologica con peculiarità uniche, specie a Canneto Pavese e, marcatamente, alla Solinga dove i terreni hanno una tessitura di ghiaia, sabbia e argilla e dove i vini sono caratterizzati da una spiccata nota di balsamico.

Solinga

Franco mi mostra la sua parte di vigna che coltiva con il massimo rispetto per la terra e l’ambiente e, con un moto di orgoglio che ti conquista, mi dice: “Lavoro la vigna con queste mani. Sono le mie cravatte, le uniche che mi metto quando vado in mezzo alla gente. Tutta le fasi di lavorazione sono manuali nel senso tradizionale del termine e solo nella pigiatura interviene la meccanizzazione”.
Nei suoi Buttafuoco viene fuori la genuinità che sottende a tutto il ciclo produttivo.
Il primo che assaggio è il Solinga 2016 (Barbera 60% , Croatina 30%, Uva Rara 5% e Vespolina).
Le uve dopo la raccolta (a mano) sono pigiadiraspate e le bucce rimontate con macerazioni di circa 20 giorni.
L’affinamento avviene in botti di rovere per circa un anno.
È un vino di 14,5 gradi, di un profondo rubino con riflessi granati e profumi di viola, frutta matura, cuoio e liquirizia.
Il sapore è ampio, asciutto con sentori minerali e sapidi che gli vengono dalla matrice marina e dall’arenaria che l’ha generato.
In bocca è caldo, giunonico, florido e ti illumina la vita con uno spillo di sole della Solinga.

 

 

Buttafuoco

Poi passiamo all’altro Buttafuoco “Copia dell’atto d’Instromento” 2015, (Barbera 60%, Croatina 30%, Uva Rara 5% e Vespolina).
Il sistema di vinificazione è lo stesso del Solinga e stessa la gradazione: qui le uve derivano tutte dalla vigna regina che eccelle nella qualità ma che dà una resa inferiore ai 50 quintali per ettaro.
Anche questo Buttafuoco ha un bel colore rubino, leggermente tendente al granato, con profumo di piccoli frutti sotto spirito, note di pellame e pasticceria.
In bocca è pieno, caldo, potente, fa vibrare ad ogni sorso con le sue note di tabacco, tartufo, mandorla e allo stesso tempo ti ammalia di carezzevoli sentori di rosa, cipria, corbezzolo.
Sono le cinque del pomeriggio: gli Inglesi a quest’ora bevono dell’acqua calda.
Forse è per questo che hanno tutti delle facce olivastre: bevessero questo Buttafuoco, che è come sangue che fa sangue, ne guadagnerebbero in colorito.
Franco Pellegrini è grande come i suoi vini e nonostante le avversità che la vita gli ha posto davanti non ha mai smesso di sorridere e a credere nel suo lavoro e mentre mi saluta, sempre col sorriso sulle labbra, con un “Evviva, Evviva!” e un “mai pagùra” mi chiedo quante e quali possibilità in più potrebbe avere l’Oltrepo Pavese se ci fossero tanti altri Pellegrini come lui.

 


Azienda Agricola Pellegrini Franco
Regione Solinga – 27049 Stradella (PV)