I miei libri
Origine del desiderio (di cucinare)
Se ti intriga l’idea di arricchire la ricetta di una pietanza con riferimenti atti a stimolare un pò anche la fantasia e il desiderio non propriamente gastronomico, questo è il libro giusto!
Si può intuire già dal titolo che si non si tratta di una di quelle prove del cuoco che ci vengono quotidianamente propinate in televisione.
L’origine del desiderio fa subito pensare a qualcosa che mal si concilia con pentole e fornelli e il lettore è avvisato che, nelle pagine che si appresta a leggere, troverà pane per i suoi denti, se gliene sono rimasti e spunti da utilizzare per rinforzare il rapporto con la persona che gli sta accanto, se ha la gioia immensa di averne una da poter abbracciare.
Harriet Van Horne (giornalista, opinionista americano) ammonisce che “cucinare è come amare, o ci si abbandona completamente o si rinuncia”.
È per questo che la fase di esecuzione di ogni ricetta è preceduta dalla
preparazione nella quale vengono evocate esperienze sensoriali che vanno dalla degustazione di vini selezionati in anni di “massacranti” sedute di assaggi enologici, all’ascolto di brani musicali complici di emozioni.
I menu proposti sono dieci, uno al giorno per dieci giorni, come nel Decameron di Boccaccio.
Là, il gruppo di dieci giovani (sette donne e tre uomini) fuggiti da Firenze
per mettersi in salvo dalla peste, si raccontano delle novelle, con espliciti
riferimenti erotici, per dieci giorni consecutivi, qui, ispirandoci all’ideale di
vita edonistica, ci dedichiamo al piacere di cucinare dieci menu goderecci.
Lino Maga anzi Maga Lino
Il signor Barbacarlo
In questo libro Lino Maga, con i suoi ritmi compassati così come quelli della natura, che non ama la fretta, si svela a poco a poco facendoci “apparire” la sua creatura: Il Barbacarlo. Il Barcacarlo è un vino scolpito nella pietra che prende nome da una vigna: siamo nel pieno concetto di cru tanto caro ai Francesi. Una vigna, un vino, un territorio col suo clima, il suo terreno, la sua esposizione. Domina il terroir, oltrepassando i vitigni che, comunque, sono quelli classici del luogo: Croatina, Uva Rara, Ughetta (nome locale della Vespolina). Un racconto impressionista intercalato da lunghi silenzi che preparano all’emozione della parola che si rivela dopo, spesso con una sottile vena d’amarezza. Una narrazione fatta a fil di voce, con una parlata calma e flemmatica come di uno Zeman enoico, con l’immancabile MS (pacchetto giallo morbido) perennemente accesa, che avvolge con il suo fumo le luci e le ombre di un’esistenza battagliata. Lino Maga è un connubio tra filologia e ampelologia, la prima intesa non come scienza ma come tormento per la parola prima pensata e poi conclamata, e la seconda come passione inesauribile per la vite. Anzi amore! Amore per la vite e la terra che la genera e per il suo lavoro.
Gaspare Buscemi, il profeta del vino
Classe ’39, centinaia di vinificazioni alle spalle, Gaspare Buscemi è una delle memorie storiche viventi della vitienologia nazionale, un concentrato di sapienza, spontaneità, intelligenza pratica e di un’esperienza acquisita sul campo, anzi sui campi delle più svariate zone vitivinicole, non solo italiane. Un uomo coraggioso, romantico, genuino, di una purezza che reca il segno di una fedeltà ad un ideale, quasi un sogno, perseguito per un’intera vita: umanizzare l’enologia. Come un Don Chisciotte enoico ha combattuto contro i mulini a vento del sistema vitienologico che, con le loro pale dissennate, hanno dilaniato e dilaniano la cultura del vino fatta di genuinità, dignità, fierezza, orgoglio, bellezza, frantumandola in un cumulo di bruttezze. Ma Gaspare è soprattutto il maestro della vinificazione, del controllo ossidativo e dell’incanto evolutivo dei Vini senza Tempo. La sua sfida più grande è proprio quella di misurarsi col tempo perché tanti sono i rischi ma, a volte, enormi le gratificazioni. Il concetto di tempo, nelle sue bottiglie, si esalta, si eleva, si fortifica, manifestandosi in note ossidative prive di contaminazioni che si fondono armonicamente per dare complessità ed eleganza al vino.
7 Soste sulla strada della passione
Come dice Walter Massa, il fautore del Timorasso: “Fare un vino buono è come fare un goal all’incrocio dei pali”.
Lo stesso vale per una birra buona o un buon piatto. In questo libro si tratta di vini e di birre che sono come dei goal all’incrocio dei pali, in rovesciata! Vini e birre fatti da vignaioli e birraioli che si riconoscono in una contadinità e in un territorio la cui nozione non è banalizzata, come spesso maldestramente accade. Da migliaia di anni, dagli albori della civiltà degli Egizi fino ai nostri giorni, l’uomo ha tratto nutrimento materiale, spirituale e morale sia dal vino che dalla birra come manifestazione naturale e culturale, caratteristica della propria specie. Quindi continuiamo a bere “giusto” tenendo sempre presente un altro grande insegnamento di un Grande come J.W.Goethe che ci ammonisce che la vita è troppo breve per bere vini (o birre) mediocri. I nettari di vino o di birra, che questo libro ci invita a versarci nei bicchieri, ci aiuteranno a star bene e ad ubriacarci di vita, per farci sentire un po’ meno deprimente la vacuità in cui a volte ci sprofonda.
Buttafuoco Storico
“Dell’Oltrepo Pavese, i nomi sono innumerevoli (…). I rossi, di regola, sono densi, spessi, spumosi, quasi dolci al primo assaggio, ma poi rivelatori di un fondo gradevolmente amarognolo che, sul posto, chiamano ‘ammandorlato’ o ‘mandorlato’. Uno di questi vini è il Barbacarlo, un altro è il Sangue di Giuda, un altro ancora è il Buttafuoco”.
Sono parole di Mario Soldati, in Vino al vino (Oscar Mondadori, pag. 120) che, meglio di ogni altre, sintetizzano, con la consueta maestria, le caratteristiche precipue di un vino. Soldati parla di un vino da bere nella scodella, nella quale lascia un velo violaceo e vischioso “che fa parte del suo fascino semplice e brutale”.
Il Buttafuoco di oggi nasce dalla fatica dell’uomo, come tutti i vini degni di questo nome e, mantenendo in fondo all’anima il suo fascino primordiale, è riuscito ad evolversi fino a diventare un vino che può essere paragonato, per molti versi, ai grandi vini bordolesi.
Le vigne che danno Buttafuoco hanno una base ampelografica del tutto simile al Bordeaux, con in più il vantaggio che ci sono i pendii e l’inclinazione mentre là la terra è prevalentemente pianeggiante.
Il Buttafuoco si ottiene tradizionalmente dalla vinificazione congiunta dei vitigni Croatina, Barbera, Uva Rara e Ughetta di Canneto.
Per poter vinificare congiuntamente 4 uve diverse in varietà e maturazione ci vuole molta maestria ed esperienza. Questo libro ricostruisce la storia del Club del Buttafuoco Storico nato nel 1996 raccontando le storie di 17 vignaioli dell’Oltrepo Pavese, la loro maestria ed esperienza.