Leggi sull’etichetta 2014 ti vien da dire “annata scarsa”. Sbagliato! Perché come dice Walter Massa il grande fautore del Timorasso, “Come non ci sono grandi annate senza grandi interpreti, così non ci sono cattive annate ma solo cattivi interpreti”.
Qui l’interprete in questione è Fabio Marazzi, uno che sa fare bene il suo mestiere.
Uno che nel 2014 anziché cogliere settanta quintali di uva per ettaro ne ha colti solo trentacinque.
Ha scartato (a malincuore) la metà dell’uva ma ha dovuto farlo per salvaguardare e valorizzare il rimanente.
I grappoli sono come libri e puoi sfogliarne gli acini come pagine: c’è il grappolo che ha sofferto l’umidità, quello con gli acini marinati, quello con la muffa grigia, il marè…..
Fabio li ha tastati (termine dialettale che sta tra il testare e il soppesare) uno per uno, selezionandone pochi ma buoni, cioè i migliori.
Ha portato in cantina un’esigua quantità di uva ma, come dice un altro grande profeta del vino, Lino Maga “Se la resa è scarsa il risultato sarà buono”.
La vite è capace di dare buoni frutti anche con le condizioni climatiche più avverse, basta che la terra in cui affonda le radici sia una terra buona.
E la terra della vigna nella Garivalda (un costone poco ripido ma avaro) è un conglomerato di tufo, sabbia, ciotoli, rimasto indenne da pratiche velenose e, in primavera, i filari tratteggiano un prato d’erba così verde che Giòan Brera direbbe “da miraggio”, dove menta, melissa, tarassaco, finanche aglio selvatico, si contendono lo spazio con una miriade di altre essenze spontanee.
Una terra trattata bene ti ripaga con ugual moneta e quelle uve, sopravvissute alla selezione di Fabio, lo dimostrano: quasi fossero consapevoli di essere state scelte, quasi fossero dotate di un’anima primordiale, quasi volessero competere tra di loro per cavar fuori quell’anima fino a stremarsi per dare il meglio.
Il Lunapiena è fatto con il tipico uvaggio dell’Oltrepo Pavese: Croatina, Barbera, Uva rara e Ughetta di Canneto: cemento, poi 24 mesi di affinamento in botti di rovere di Slavonia e un anno in bottiglia.
Appena ce l’hai nel bicchiere, un sottobosco selvatico e umido di terra sassosa e bagnata ti salta addosso con la tenacia di una vigna da cui nascono uve che non si arrendono alle avversità del clima.
In bocca la polpa piena del frutto (mora e prugna) è un tripudio di sapori che si contendono la supremazia con suadenti note olivastre (di oliva taggiasca) in lotta con tannini grintosi che non mollano la presa.
La terra dell’Oltrepo, (ben oltre il Po) resa morbida dal fiato del non lontano mare.
Terra e mare coagulati in un grumo di emozioni.
Lino Maga (ancora lui), direbbe che per apprezzare questo vino “bisogna essere in due: la bottiglia e chi la beve! “.
Durerà trenta o quarant’anni, intanto però io me lo bevo, perché il cielo è sempre più blu.
Buttafuoco Lunapiena 2014
Cantina Scuropasso, Frazione Scorzoletta, 40/42 Pietra De’ Giorgi (PV