Paolo e Andrea Badenchini
Dall’Oltrepò Pavese alla Val Tidone il passo è breve ma, appena varcato il confine, il panorama cambia sensibilmente. Lasciandosi alle spalle il castello di Luzzano, ancora in territorio lombardo, in meno di otto minuti si arriva nel cuore dei Colli Piacentini. Iniziano a comparire i primi rilievi di modesta altitudine come il Monte Bissolo (560 m), il Monte Pian del Poggio (802 m) e il Monte Bono (725 m). È qui che il torrente Tidone entra in provincia di Piacenza dalla Provincia di Pavia e forma il lago di Trebecco per lo sbarramento della diga del Molato.
La Val Tidone è ricca di castelli, di case fortificate (molte delle quali oggi sono state ristrutturate) e di torri.
La più famosa è Torre Fornello, costruita nel Quattrocento ad opera della famiglia Sanseverino: una leggenda narra della presenza, nel complesso, del fantasma di una nobildonna, condannata a morte con l’accusa di stregoneria.
Attraversando lo spettacolo dei vigneti, la strada s’inerpica e, fiancheggiando le case torri, conduce dolcemente, sempre più in alto, in direzione di Nibbiano, Caminata e Ziano Piacentino.
Nel territorio di Ziano, a partire dagli anni ’50 del secolo scorso, la viticoltura si è diffusa al punto da diventare l’attività prevalente e coprire circa i 2/3 della superficie comunale, con oltre 250 aziende.
Il comune di Ziano rientra nella zona di produzione DOC dei Colli Piacentini, ove si producono, tra gli altri, la Malvasia, l’Ortrugo, il Barbera e il Gutturnio.
Una delle realtà vitivinicole più interessanti di questa zona è l’Azienda Vitivinicola Badenchini fondata nel 1999 dai fratelli Andrea (42 anni) e Paolo (44 anni) che hanno ereditato l’inclinazione di vignaioli da una lunga tradizione di famiglia.
Le vigne che si snodano ai lati della strada, conducente al nucleo centrale della cantina, sono formate da viti di 20/25 anni.
Per allevare le viti qui, soprattutto d’estate, quando le temperature arrivano ben oltre i 30 gradi e la calura avvolge con la sua veste ardente le dolci bacche, ci vuole amore e passione, che i due fratelli Andrea e Paolo mostrano di avere in abbondanza, mettendo impegno e rispetto nel curarle.
Gli ettari vitati sono 21, con 8 tipologie di vitigni, che sono: Barbera, Bonarda, Malvasia, Ortrugo, Chardonnay, Cabernet Sauvignon e Merlot, con una percentuale del 40% di uve bianche.
I grappoli sono raccolti manualmente verso fine agosto, per la produzione di basi da spumantizzare.
Le uve restanti, destinate alla produzione degli altri vini della cantina, vengono vendemmiate a settembre inoltrato, scartando quelle che presentano delle imperfezioni ma è una selezione assolutamente necessaria per preservare il frutto sano e sfruttarne al meglio la purezza.
L’uso del metabisolfito è ridotto al minimo, perché se l’uva è sana e sai quello che finisce nelle vasche, non c’è bisogno di aggiungere tanti additivi.
Niente pesticidi e concimi chimici e un uso chirurgico di trattamenti in vigna.
Per fare un vino genuino ci vuole una terra genuina ed ecco che la terra diventa il luogo da cui partire per lavorare in ottica sostenibile aderendo alla lotta integrata con rigorosi controlli.
Un luogo nel quale la coscienza dell’uomo è legata inscindibilmente con la vigna.
Fare vino non è semplice agricoltura, tant’è che si dice allevare la vite e non coltivare la vite e non ci si può improvvisare viticoltori se non si è nati sulla terra, se non ci si è sporcati con essa le mani, se non si è disposti a prendere tutto quel che ha da offrirti e a dare quando te lo chiede, perché quel che dà la terra non è mai regalato.
La terra bisogna curarla e servirla con gioia seguendo gli insegnamenti dei vecchi, anche quando devi innovare, lottare con essa e a volte contro di essa proprio perché da questa lotta, il sapore del frutto che se ne ricava diventa più vigoroso.
Come le prove e i patimenti che ti riserva la vita, che ti temprano e ti fanno più forte.
Non ci si può, quindi, improvvisare viticoltori a meno che non ci sia una passione che, pur se la vita ti porta da un’altra parte (Paolo è vicesindaco di Ziano) non puoi fare a meno di assecondare.
È quel che è successo a Paolo e Andrea, piacentini purosangue con l’amore per il vino nel sangue.
Paolo e Andrea sono due giovani che si sono trovati per le mani una vigna ma che hanno imparato subito ad affrancarsi dai ritmi frenetici tipici di ogni impresa, perché il vino ha i suoi tempi.
Vengono da una famiglia (tre generazioni) con la passione per la vigna e hanno tutte le competenze (Paolo si è diplomato enotecnico ad Alba mentre Andrea è sommelier AIS) per far bene il loro lavoro.
Sono degli imprenditori che sanno che, in campagna, le loro doti imprenditoriali, saranno solo una delle componenti, assieme al clima, al terreno, all’andamento delle stagioni, alle malattie, alle congiunture favorevoli o sfavorevoli, che concorreranno a far buono il vino.
I vini che più li rappresentano sono la Malvasia Colli Piacentini frizzante (secca) DOC e lo Chardonnay Spumante Colli Piacentini DOC.
Lo Chardonnay Spumante Brut Colli Piacentini DOC 2022, metodo Martinotti, è fatto col 100% di uve Chardonnay, da impianti a guyot del 2000, su terreni calcarei a medio impasto, con rese di 80 quintali per ettaro e gradazione alcolica di 11,5 gradi. Il colore è di un bel giallo paglierino e la bolla ha un perlage elegante dai profumi freschi e briosi che rimandano alla fragranza tipica dello Chardonnay, ai suoi aromi fruttati di vaniglia e mandorla. Le note minerali che scalpitano nel bicchiere contribuiscono ad aggiungere vivacità a questo vino. In bocca si amplifica la freschezza e la sapidità e complessità aromatica sono esaltate dalle fini bollicine in una deliziosa avvolgenza che allunga la persistenza gustativa.
La Malvasia Colli Piacentini DOC 2022, frizzante 100% da uve Malvasia di Candia aromatica, 11,5% vol. Impianti a guyot su terreni calcarei e rese di 90 quintali per ettaro.
Di colore giallo paglierino brillante. Aromi di frutta e fiori, fini e persistenti con leggere note di agrume. Al gusto è fresco, morbido, scorrevole leggermente sapido. Un vino avvolgente, complice, di soave vivacità.
Alle annate 2020 e 2021 dello Chardonnay è stata riconosciuta la medaglia d’oro al Frankfurt International Trophy e, per il 2020, anche una medaglia al Concours International de Lyon.
La Malvasia 2020, ha ottenuto la medaglia d’oro al Concours International de Lyon e, al 2021, è stato riconosciuto il The Wine Hunter Award 2022 al Merano Wine Festival ma molti altri vini dell’Azienda da anni riscuotono lusinghieri successi.
L’Azienda Vitivinicola Badenchini si trova al centro di una zona straordinariamente vocata alla viticoltura per caratteristiche climatiche e per composizione dei terreni, tant’è che proprio a Ziano è stato ufficialmente conferito, nel 1998, il titolo Città del Vino.
Un posto nella Val Tidone dove, accanto alla vite, si sono conservate le tradizionali attività agricole (cereali e foraggi) e di allevamento intensivo: chiudendo gli occhi e ascoltando, ti sembra di sentire le voci e gli insegnamenti dei vecchi che non sono mai andati via del tutto.
Il motto di Paolo e Andrea è “il vino nasce in vigna” e lo rimarcano sulle loro brochure e sul loro sito.
Entrambi hanno le carte in regola per guadagnarsi lo spazio che meritano nei Colli Piacentini del Vino, contribuendo a renderli più belli e più buoni.
Azienda Vitivinicola Badenchini
località Albareto, 89/A 29010 – Ziano Piacentino (PC)