L’Azienda RiLuce è la nuova cantina, in Località Casabassa a Canneto Pavese, di Giorgio Mercandelli.
Sono qui per assaggiare i Vini di Luce di questo personaggio che definire straordinario può sembrare perfino riduttivo.

Giorgio Mercandelli in uno scatto di Ruggero Greco

La strada che ha compiuto per arrivare fin qui è stata lunga ed è iniziata un tardo pomeriggio estivo di fine anni ’80…
…i ragazzi, poco più che sedicenni, hanno fatto gruppo per divertirsi insieme ma, ormai, sono annoiati e non sanno più cosa inventarsi per arrivare a sera.
A Godiasco non ci sono molte distrazioni oltre al campetto dell’oratorio dove tirar calci ad un pallone.
Andiamo tutti in piazza della Soms a scalare i tubi di ferro”. 
La sfida è lanciata ma solo uno può raccoglierla.
Il suo nome è Giorgio.
Giorgio è esuberante, ha un fisico prestante, è il leader del gruppo e non può tirarsi indietro, sa che è lui che dovrà misurarsi.
tubi di ferro, sono due pali cilindrici arrugginiti, alti tre volte Giorgio, piantati ad una distanza di circa un metro uno dall’altro. 
Un tempo, forse, reggevano un’insegna luminosa, che ora non c’è più.
Giorgio è lì, davanti ad essi e sembra Juri Chechi, il Signore degli anelli, mentre si appresta a compiere il suo gesto atletico.
I suoi compagni sono a poca distanza da lui e lo osservano muti quando, improvvisamente, fa un balzo e si aggrappa con la mano sinistra ad un palo e con la mano destra all’altro. A vederlo così, da sotto in su, sembra un grande Cristo crocifisso.
Dopo qualche attimo di surplace, stacca la mano sinistra e, con un poderoso colpo di reni, va ad afferrare il palo un po’ più in alto. 
Poi stacca la mano destra e fa altrettanto, incominciando la scalata.
Il filo elettrico, rimasto incautamente scoperto all’interno del palo dopo la rimozione dell’insegna, si sposta sotto le poderose sollecitazioni giorgiane e fa contatto con il ferro arrugginito.
Il grande Cristo crocifisso viene attraversato dalla scarica e si irradia di luce.
Ad occhi chiusi, disteso sul suo lettino d’ospedale, Giorgio vede il  maestro vetraio Alfred Gerente  che ha appena finito di incastrare l’ultima tessera vetrificata sul telaio del grande rosone gotico di Notre Dame. 
Nell’attimo stesso in cui il capolavoro si compie, gli aiuti tolgono la tela che ricopre la maestosa vetrata con, al centro, il Cristo dell’Apocalisse e una cascata luminosa si riversa tra le navate, incendia di luce l’abside e si riflette sul pavimento, fiammeggiandolo.
Pur accecato da tanta luce, Giorgio riesce a scorgere un piccolo uomo della famiglia Bonaparte che s’inginocchia sull’altare principale della Cattedrale, per essere incoronato Imperatore.
Quando riapre gli occhi Giorgio è un altro uomo e, da quel momento, la luce diventa il suo inseparabile compagno di viaggio. Adesso Giorgio Mercandelli, a quasi quarant’anni di distanza dalla folgorazione, è diventato per tutti “The Rock”, il fondatore della filosofia biotica, un ragazzone che ha l’aspetto di un guerriero ninja ma che appena comincia a parlare svela  il suo cuore di  bambino. 

Parla con parole illuminate, anzi luminose: parole di luce come i suoi vini.
Perché la vite, come ogni specie di pianta, vive grazie alla fotosintesi e l’uva ha bisogno di calore ma, soprattutto, di luce e i suoi vini sono la sintesi estrema di questo fenomeno naturale.
Una volta che hai visto la Primavera di Botticelli o hai letto l’Infinito di Leopardi o hai sentito la Nona di Beethoven, non li scordi più e ti basta richiamarli alla memoria per perpetuarne il ricordo, come i vini di RiLuce, in cui la memoria del frutto si perpetua nell’infinito della coscienza.

A Canneto Pavese, nel cuore dell’Oltrepo Pavese, Giorgio ha creato RiLuce, dove le vigne sono protette da boschi, balze e prati incolti e il frutto che ne deriva è puro, proprio grazie alle condizioni naturali in cui nasce e cresce.

Giorgio e le sue uve
                                        

Una realtà prodotta da un pensiero consapevole in cui Tutto è coscienza e dove nessun prodotto chimico o biologico può influenzare il profondo rapporto tra l’uomo e la natura.
Nella sua cantina alchemica (completamente decorata a mano ) ci sono solo, una pompa, una scopa, dei secchielli e i suoi speciali contenitori di una particolare resina ad alto contenuto di silicio che è quanto di più vicino al vetro possa esistere.

 

Sonia e Giorgio in cantina

Tutto il processo di coltivazione e trasformazione del frutto è manuale e così naturale che ovunque si respira l’aria irreale di un’antica saggezza in cui la conoscenza sembra arrivare dal futuro.
Ogni attività è puntuale, meticolosa e cadenzata dai ritmi che si dilatano nello spazio e nel tempo, attraverso un’arte basata sul rispetto assoluto della natura.
Di fronte all’industrializzazione dilagante, alla progressiva distruzione del pianeta, all’inarrestabile barbarie che ammorba i costumi e al cinismo con cui affrontiamo tutto questo, è sorprendente constatare che ci siano ancora contadini della statura di Giorgio che, allo stesso modo del Candido di Voltaire, pensino ancora che “il faut cultiver notre jardin” per contribuire a rendere il mondo più rigoglioso, produttivo, migliore e bello. I Vini  di Luce  hanno nomi intitolati alle vocali, le cinque forze originarie del linguaggio e del mondo e che riflettono  i rispettivi cru anche nelle cinque luminose frequenze fondamentali.
E’ il momento di assaggiarli.
Come d’incanto appare Sonia con il salterio in mano e, mentre viene a mettersi vicino a me, comincia a pizzicare le corde producendo delle vibrazioni sonore celestiali.
È il sottofondo ideale per gustare “il soffio vitale” E “Bianco 2007” etichetta gialla.
Nelle degustazioni tradizionali andrebbe bevuto come secondo o terzo vino  ma  stavolta facciamo un’eccezione.
È un vino penetrante e inarrestabile che ti arriva al naso come una vampata, per poi trasformarsi in bocca in un concentrato di forze solari,  che quasi ti scaldano la lingua, prima di irrorare con armoniose frequenze la gola.
Mentre Sonia continua ad intrattenermi con i suoi archetipi ritmi, Giorgio  versa nei  vasi da vino  “il senso archetipo della natura”  U  “Rosso 2007” etichetta viola. 
E’ una sostanza che aderisce morbidamente alla lingua e persiste lungamente  al palato prima di presentarsi in gola e compiere il suo tuffo al cuore.
Poi  “il Vino Naturale ed alchemico” I  “Rosso 2007” etichetta verde  e  “la sinestesia del gusto ” O “Bianco 2007” etichetta  blu, entrambi vini di rari equilibri  e  armoniosi compendi di energie naturali.

      

La Luce liquida scende in gola e raggiunge il cervello facendoli entrambi partecipi di una sublime emozione.
Prima di congedarmi Giorgio mi mette in mano due fogli  su cui ha riassunto la storia della sua vita enologica.

 

Il gusto invisibile della natura

Fin da bambino la natura vive in me, con l’armonia dei suoni, dei colori e delle sue bellissime forme, disegnandomi sul viso un’espressione sognante, quasi svanita. Ho vissuto in una famiglia dove il vino era il motivo per tuttoper parlare, lavorare, ridere, sognare e guadagnare, ed io mi incantavo a vedere la gente che quando beveva si trasformava …  il vino per me era magico. 
La mia vita è cambiata con un bicchiere di vino di un vecchio contadino, quando il suo gusto luminoso e sincero mi ha attraversato l’anima come una freccia al cuore. Quel vino aveva qualcosa di eterno, invisibile e puro, dove tutto era chiaro e così determinato da farmi desiderare il suo ordine anche nel mio modo di essere, di fare e di pensare. Per anni ho cercato l’origine di quel gusto, l’ho cercata dappertutto, anche nello sguardo di mio padre, prima del suo ultimo saluto. 
Con la sua morte ho vissuto la solitudine e l’indigenza come un vuoto, in cui avevo perso tutto, fino a quando è tornata la luce di quel gusto, perchè in un lampo la vita non era più  la stessa. Quella luce aveva trasformato il mondo in un riflesso, di ciò che avevo dentro di me, che ora fluiva fuori di me nella realtà  che vedevo, sentivo e toccavo, come se fossi io il creatore di tutto. Una realtà  che risponde al senso di una responsabilità  universale, dove nessuno può creare sulla terra più  di quello che riesce ad amare col cuore. Quel vino mi aveva toccato il cuore col ricordo di un mondo che aveva la mia stessa origine, dove non ci sono varietà  e territori, ma natura e uomo, senza compromessi e senza inganni. Un mondo che sento vivere in me, come se vivesse prima della mia stessa esistenza, col ritmo di un movimento che si realizza in ogni cosa del mondo. 
Ho capito che tutto nasce da questo continuo movimento, dove ogni cosa esiste perché ha un suo ritmo e dove tutto è connesso perché ha la sua stessa origine.
Ogni cosa vibra per conservare l’informazione che la caratterizza nello spazio e nel tempo. Quando diamo un nome alla materia non facciamo altro che dare il nome al suo ritmo, dove l’armonia è la qualità  con cui risuona nella mente, nel senso della bellezza. Più il vino è in armonia con la sua origine più  produce un’esperienza sinestetica, che unisce le percezioni alle immagini del gusto, per riportare la mente a quella stessa origine. 
Creo il mio mondo nel vigneto in armonia con la natura, perché nessuna sostanza possa alterare quello che la luce imprime nella purezza delle uve, fino alla vendemmia. Vivo il mistero di una lunga vinificazione alchemica che separa la memoria del frutto, senza che nessun prodotto possa influenzare il suo naturale sviluppo, per trasformarla in un vino che racconta la mia storia, fino alla bottiglia. 
Un vino che risuona come una musica del gusto composta da tutti gli istanti che ho vissuto in armonia col mondo. 
Un vino universale, che supera il senso della varietà, del territorio e delle mode, col gusto invisibile della natura che riflette la mia consapevolezza del mondo. Un vino alchemico, che trasmuta la materia del frutto in un’immagine del gusto, che esalta ogni piatto perché non ha più nessun confitto con qualsiasi alimento. 
Un vino che si evolve ad ogni assaggio, perchè le bottiglie possono restare aperte per mesi. 
Con l’italiana Pigomma e l’inglese Zotefoam, abbiamo realizzato la confezione più  sostenibile al mondo in Plastazote, l’unico polimero atossico ed anallergico che permette di preservare il vino dagli shock termici, acustici e vibrazionali, come nella cantina di origine. 

Tutto è coscienza

1) Abbiamo le stesse origini della natura perchè lo scopo della vita è sapere chi siamo e quello della natura è ricordarcelo.

2) Il vino sviluppa la consapevolezza verso il senso biocentrico dell’esistenza, dove tutto ha origine dal movimento di una coscienza che si realizza in ogni esperienza materiale e mortale.

3) Tutto nasce dal ritmo di un movimento che si realizza con l’armonia del gusto per ricordarci di essere i creatori di tutto, perché non è il mondo che cambia ma la nostra consapevolezza del mondo.

4) Se l’uomo e la natura hanno la stessa origine, la realtà non è nel gusto, ma nella purezza e la qualità non è nel carattere, ma nell’armonia.

5)  Un grande vino non riflette il gusto della varietà e del territorio, ma del rapporto tra l’uomo e la natura, perché mettere un frutto in bottiglia è come mettere una tigre in gabbia.

6) Nel vino biotico c’è l’immagine di un uomo che vive tra ciò che fermenta e muore, perchè è mortale, e ciò che fermenta e vive, perché è eterno.

7) Rispetto assoluto della natura, niente zolfo, rame, preparati o preghiere. Nessun prodotto  chimico, biologico e biodinamico; solo gesti, pensieri e sentimenti, in cantina e nel vigneto, che creano un ritmo tra l’uomo e la natura come quello tra le cellule di un corpo sano e vitale.

8) Non esiste una varietà ed un territorio migliore, perché in natura non esistono ingiustizie. Varietà e territorio servono solo a preservare le immagini della natura nella purezza dei frutti.

9) Il vino biotico esprime l’immagine della natura che riluce dalla consapevolezza del suo creatore.

10) Guardo il mondo come il frutto di una coscienza a cui sento intimamente di appartenere e penso al vino come al frutto di un mondo che sento il bisogno di ricordare.

11) Sono il frutto di una coscienza che si riflette nel mondo e questo vino è il frutto del mio mondo che si riflette in ogni coscienza.

12) Viviamo secondo la consapevolezza che abbiamo del mondo perchè mangiamo secondo la consapevolezza di chi siamo nel mondo.




RiLuce – Agrispazio Giorgio e Sonia
Via Casabassa, 49 Canneto Pavese (PV)