Il Riso Nobile della Baraggia
È una domenica di metà giugno e parto da Pavia in direzione di Greggio (VC), nella prateria dell’Alto Vercellese, denominata Baraggia.
L’appuntamento è in via Palmaro, 4 presso l’Azienda Riso Nobile della Baraggia di Pozzati Luigi (detto Gigino, a dispetto della sua imponente stazza fisica) che mi fa da cicerone, portandomi in giro in queste campagne dove il riso la fa da padrone. Gigino è laureato in ingegneria ma la sua passione è l’agricoltura.
Ha lasciato un impiego ben retribuito in una multinazionale per dedicarsi al riso.
Lo seguo verso la campagna contigua alla sua riseria, convinto che mi faccia vedere i risi, come ci sarebbe da aspettarsi, invece mi conduce, attraverso una stradina sterrata, nel cuore della Baraggia tra praterie e brughiere con erbe alte, le molinie e arbusti di brugo, simili all’erica.
Incontriamo numerosi uccelli che si avvantaggiano di questo peculiare e ormai raro ambiente di pianura, come area di rifugio per il riposo diurno e notturno.
La mia guida mi dice che ne sono state censite ben 167 specie tra cui alcune ormai rare come la colombella, la tottavilla, la cicogna bianca, il lodolaio e il gruccione.
Proseguendo sulla strada campestre arriviamo in vista del Canale Cavour (dal nome del suo promotore, Camillo Benso di Cavour), un canale artificiale, lungo circa 83 km., costruito per irrigare le risaie, che trae origine dal Po a Chivasso (TO) e termina scaricandosi nel Ticino a Galliate (NO).
Gigino mi porta proprio sul sifone sotto al Sesia, cioè nel punto in cui le acque del canale irriguo scendono sottoterra, scorrono per circa 256 metri sotto il letto del fiume e risalgono dalla sponda opposta, sul confine tra Greggio e San Nazzaro Sesia.
Da lì, sempre attraverso i campi a ridosso delle risaie, ritorniamo sulla strada Provinciale per Brusnengo (via Rovasenda) in direzione di Roasio, alla volta dell’Azienda RSN (Riso Secondo Natura) di Mario Valsesia.
Qui tutto è concepito in funzione del particolare tipo di produzione, attraverso una filiera completamente naturale: dai trattori a rotolama, ai macchinari per la raccolta a strappo della granella di risone, fino agli essiccatoi a pannelli solari.
Circa venti anni fa, Mario Valsesia osservò, nella prateria dell’Alto Vercellese, il ciclo vegetativo di un’erba spontanea: la Molina coerulea.
Nella sua mente creativa s’illuminò un concetto molto semplice ma geniale, che poteva essere applicato anche alla coltivazione del riso: lasciare lavorare la natura, per produrre in sinergia con l’ambiente.
Con tenacia e caparbietà è riuscito, in anni d’impegnativo lavoro, a mettere a punto una tecnica di lavorazione utilizzando macchine appositamente create che, oggi, consente, con un impiego misurato di prodotti di sintesi, di far vivere in equilibrio sostenibile, produttività e salvaguardia della biodiversità tipica dell’ambiente di risaia.
Il processo produttivo parte dalla preparazione della lettiera e della semina: le paglie del riso sono lasciate sul terreno durante tutto l’autunno-inverno e vengono abbattute in primavera col rotolama (un trattore che spinge un grande cilindro rotante con lame d’acciaio), per la formazione della lettiera.
Le erbe infestanti sono poi interrate con un secondo passaggio del rotolama, che precede la semina.
In questo modo il lavoro dei microrganismi trasforma le paglie ed i residui colturali in humus e sostanze minerali.
La raccolta viene fatta a strappo: con una piccola macchina ideata all’uopo, viene “strappata” la sola granella di risone lasciando tutta la restante parte della pianta eretta sul terreno.
Così il risparmio di tempo ed energia meccanica è considerevole, le emissioni inquinanti, ridotte e le paglie di risulta favoriscono la protezione del terreno dal dilavamento e dall’erosione.
L’essicazione, infine, sfrutta l’energia solare: con l’impianto solare (vetri e pannelli solari) di drainizzazione, la granella di risone viene essiccata con l’aria scaldata dal sole, che riduce l’umidità a bassa temperatura.
Anche in questo caso, oltre a realizzare un generale risparmio energetico, le emissioni inquinanti sono prossime allo zero.
Il riso così prodotto viene poi inviato presso la riseria di Gigino Pozzati per la sbiancatura e confezionatura.
Il Riso Secondo Natura, alimentato con le sostanze naturali del terreno, si arricchisce di un gusto fine ed un sapore delicatamente aromatico.
Ormai son quasi le due del pomeriggio e siamo affamati.
Pranziamo presso il Ristorante La Torre di Romagnano Sesia, con il seguente menu:
Sformato di taccole con le sue verdure, Vitello tonnato alla Piemontese, Risotto RSN con riduzione al Nebbiolo di Ghemme, Groppa di manzo brasata all’aceto balsamico, Bunet.
Vini: Bramaterra 2009, La Palazzina, Roasio e Coste del Sesia 2010, Roccia Rossa, Brusnengo.
Per il dessert, un Erbaluce di Caluso Passito DOCG.
Riso Nobile Della Baraggia srl
Via Carlo Palmaro, 4 Greggio (VC)
RSN ITALIA
Strada Provinciale, 318 Roasio (VC)