Monleale e il suo Santo

I Colli Tortonesi: 40 chilometri che spaziano tra la riva destra del Po e l’Appennino, area dove naturalmente vigneti, campi e pescheti sono incastonati tra i boschi.
In tutta la fascia collinare, la regina è la vite.
L’importanza della vite nel Tortonese (46 Comuni, per oltre 2000 ettari di vigneto tra cui 1700 a Barbera, 200 a Cortese, 120 a Timorasso) è testimoniata da numerosi reperti – dal mosaico di epoca romana raffigurante un grappolo d’uva, ora al Museo Civico locale, alle anfore vinarie di età imperiale rinvenute a Castelnuovo Scrivia – ma anche dal fatto che, nel 1869, alcuni viticoltori della provincia di Alessandria per primi, nel Regno d’Italia, disposero di ordinare le Ampelografie dei Circondari zonali, dando vita all’istituzione di un’apposita Commissione, cui presero parte numerosi esperti di Tortona.
In questo territorio, dopo anni di limbo, è avvenuto un miracolo: il salotto buono del vino mondiale ha accolto un vino bianco prodotto in queste colline.

Iconografia di San Contardo d’Este col volto di Walter Massa


Il miracolo ha la forma della vite di Timorasso, che qui un tempo era comune, ed è stato compiuto da un uomo nato in queste terre con l’orgoglio dell’appartenenza, la determinazione dei giusti, una visione fisica e intellettuale e il credo nelle proprie radici.
Il luogo del miracolo è Monleale, dal latino Mons Legatis, Monte della Legalità, dando forza anche a quei borghi e città nei quali sono nati personaggi come Fausto Coppi e suo fratello Serse, Giovanni Cuniolo detto Manina (vincitore di un record dell’ora), Luigi Malabrocca, detto il cinese (mitica “maglia nera” del giro d’Italia), Lorenzo Perosi (uno dei più grandi compositori italiani di musica sacra), don Luigi Orione (fatto santo da papa Giovanni Paolo II nel 1980), Matteo Maria Bandello e Giuseppe Pellizza, quest’ultimo talmente attaccato alla sue radici, da aggiungere al suo nome “da Volpedo”.

Proprio dalla piazza di Volpedo l’autore del Quarto Stato, volgendo lo sguardo verso Monleale lo immortalerà su più tele; da quella collina catturerà il sole e il suo sorgere.
La cantina dove avviene il miracolo è proprio sotto il campanile della chiesa, dalla quale ti vengono incontro le viti che ne delineano il profilo. L’uomo non comune, caparbiamente legato alla sua terra e ai prodotti artigianali dell’Italia intera, è il padre putativo del Timorasso, pioniere nella riscoperta di questo vitigno e artefice del rilancio di un intero territorio.

Diventato ormai una figura leggendaria, è uno dei più eclettici interpreti della viticultura moderna.
Grazie al suo lavoro e alle persone che lo hanno stimato, altri prodotti agroartigianali del tortonese stanno raggiungendo posizioni di rilievo: la Fragola profumata di Tortona, la Cipolla Rossa di Castelnuovo, le Pesche di Volpedo, le Mele della Val Curone, la Ciliegia Bella di Garbagna, il Mais Ottofile, il Tartufo bianco di San Sebastiano Curone, il Salame Nobile del Giarolo, il Montebore.
Questo lavoro iniziato diversi anni fa è stato riconosciuto anche dalle istituzioni: nel 2016 è stato il primo imprenditore agricolo a ricevere dalla Camera di Commercio di Alessandria il premio “Imprenditore dell’anno”.

La motivazione del premio recita testualmente: “da sempre si è impegnato per cambiare il destino di questo territorio in cerca di identità. (…) Ha fortemente creduto nelle potenzialità della collina tortonese, paracadutando questo territorio, allora cenerentola del Piemonte, nel salotto buono del vino internazionale“.
Il presidente della Camera di Commercio Gian Paolo Coscia ha dichiarato che si è trattato di un riconoscimento particolarmente meritato perché Walter Massa è stato, ed è tuttora, un riferimento per il mondo della vitivinicoltura provinciale, ma è anche un testimone riconosciuto di rilievo nazionale che lavora per far conoscere e apprezzare i prodotti, i paesaggi, l’economia di un intero territorio.

Lui, intanto, rimane nella sua bergère di Monleale, correndo nelle vigne e in cantina, con la libertà imprenditoriale e culturale che continua ad accompagnarlo da oltre 40 anni di vita produttiva.
E di gente, sulle colline tortonesi, ne ha portata tanta e tanti sono venuti a investire sul Timorasso: la Ghersa di Moasca, Alfredo e Luca Roagna di Barbaresco, Borgogno di Barolo, Vietti di Castiglion Falletto e altri, cioè aziende presenti con i loro prodotti in oltre 50 nazioni al mondo.

L’artefice del miracolo è stato definito in mille modi: signore del Timorasso, Maradona dei Colli Tortonesi, enosofo spericolato, vignaiolo Angelico, portabandiera dei vignaioli etici, contadino Resistente, Estremista di Centro, Anarchico Costituzionale, genio e sregolatezza, rock star del vino, P.Artigiano (crasi di Produttore e Artigiano) del vino, ma di certo resterà nella storia del vino italiano per essere colui che ha dato il via al Risorgimento e Rinascimento dei Colli Tortonesi, partendo da un piccolo paese come Monleale.
Il 7 dicembre a Monleale come a Milano viene celebrato S. Ambrogio.
E non è un caso che la Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano nei primi anni del 1400 decidesse di stipulare un contratto per la fornitura di ingenti partite di vino dei Colli Tortonesi da distribuire alle maestranze  impiegate nella costruzione del Duomo. Ma qui il Santo, quello vero, è San Walter Massa da Monleale.

E non è un’eresia!

 

Vigneti Massa
P.za Capsoni, 10  Monleale (AL)