Il ristorante Da Emilia e il mosciolo selvatico di Portonovo
Il mosciolo selvatico si trova solo a Portonovo, baia del Conero, provincia di Ancona.
Portonovo è un posto che la classica turista americana definirebbe “mooolto pittoresco”.
Pur se accattivante, l’aggettivo descrive in modo riduttivo questa stupendo pezzo d’Italia che, se lo scegli per passarci una vacanza, quando te lo trovi davanti, ti convinci di aver fatto bene a non andare ai Caraibi o alle Seychelles o in qualsiasi altro famoso posto di mare.
Nella Riviera del Conero vi sono note e affermate località turistiche tra cui Numana e Sirolo ma non hanno nulla da spartire con questo piccolo borgo raccolto intorno alla sua spiaggia, sotto la protezione della sua chiesetta, Santa Maria di Portonovo, prezioso esempio di architettura romanica, miracolosamente sopravvissuta a cataclismi e devastazioni.
Il sublime spettacolo della macchia mediterranea presente sulla strada che dal Conero scende a strapiombo tra il verde dei corbezzoli, dei cipressi e dei ginepri, mescolati al viola profumato della lavanda e al giallo intenso delle ginestre, fino alla spiaggia di sassi bianchi, di fronte agli scogli denominati le “Due Sorelle”, da solo vale il viaggio.
“Noi ci avemo i moscioli” è lo slogan di appartenenza più usato dagli anconetani, tanto da apparire persino in mondovisione, alle Olimpiadi di Atene, esposto durante una partita della nazionale azzurra di pallavolo (nella quale militava un giocatore dorico).
Con questo nome si intendono i mitili raccolti nella zona di Portonovo, in un tratto di mare che va dalla spiaggia dei Sassi Neri di Sirolo a Pietralacroce.
La raccolta viene effettuata da pescatori subacquei che, con un apposito rampino detto moscioliniera, strappano i moscioli dagli scogli.
Lo scoglio più imponente e famoso è denominato il Trave, che è come una specie di pista affiorante dal mare, lunga circa un chilometro e larga mediamente 5 metri.
Attorno a questo vivaio naturale il mosciolo si riproduce spontaneamente ed è per questo che è chiamato “selvatico”; Mosciolo selvatico di Portonovo – Presidio Slow Food.
Il Trave, oltre ad immettere nel mare il seme del mosciolo, devia le correnti provenienti dal largo e crea una specie di vortice che permette al seme stesso di stazionare e attecchire nella zona.
Il mosciolo è uno dei prodotti più tipici del Conero e i ristoratori locali lo cucinano in una miriade di modi diversi: Moscioli al naturale, Impepata di Moscioli, Moscioli gratinati, Moscioli ripieni, Moscioli alla Marinara, Moscioli alla Tarantina, Spaghetti coi Moscioli e così via.
Il locale più iconico dove mangiarli è il Ristorante Da Emilia.
Ristorante Da Emilia sulla spiaggia della baia di Portonovo
Questo posto, è qui dai primi anni cinquanta del ‘900.
Una struttura di legno semplice ma affascinante, di un tenue azzurro pastello che sorge direttamente sul mare, contornato dal bianco dei ciottoli dell’arenile.
Prima di questa struttura c’è un baracchino, un capanno, impiantato da Giulia Palmina Gasparoni detta Emilia, la Grande Madre di Portonovo.
Mamma Emilia, in questo baracchino inventa la ristorazione di Portonovo.
Comincia col dar da mangiare ai pescatori che attraccano alla baia con le loro imbarcazioni, per lo più batane o tartane, cariche di sgombri, guatti, seppie, roscioli (triglie), code di rospo, raguse, crocette, bombette, merluzzetti, occhiate, pannocchie, calamaretti, sgombri, sardoncini, aguglie, varoli (spigole), sogliole e zanchette (soglioline molto piccole), che vendono al mercato del Poggio.
Poi al baracchino arrivano anche clienti locali che scendono di proposito dal Poggio, da Camerano, da Ancona e i primi turisti frequentatori della baia.
All’inizio degli anni ’50, la sua cucina è ancora illuminata da lampade a olio o a carburo ma c’è la fila di gente che vuole mangiare i suoi spaghetti col battuto di moscioli, lo stesso piatto di cui il Principe Carlo d’Inghilterra, in un venerdì 13 dell’estate 1988, fregandosene dell’etichetta, chiederà il bis.
La ricetta, per 4 persone, è semplice:
350 gr di spaghetti
1 kg di moscioli selvatici di Portonovo
1 bicchiere di olio evo 100% italiano
¼ di cipolla rossa
2 cucchiaini di prezzemolo tritato
2 cucchiai di concentrato di pomodoro
Soffriggere in una pentola con l’olio la cipolla tritata e quando imbiondisce unire il prezzemolo, il concentrato e ½ lt d’acqua. Salare e pepare. Portare a ebollizione finchè l’acqua si è ridotta della metà. Pulire i moscioli e farli aprire in una padella con dell’ac qua. Sgusciarli, togliere lo stoppino, farli a pezzi su un tagliere e versarli nella pentola col sugo, continuando la cottura per ridurre ulteriormente l’acqua e ottenere una consistenza cremosa.
Cuocere gli spaghetti al dente e condirli col sugo ottenuto.
Spaghetti col battuto di moscioli selvatici di Portonovo del ristorante Da Emilia di Portonovo
Tutto qui! Ma senza l’ingrediente più importante non ti verranno mai buoni come quelli che ti servono Da Emilia.
E’ un ingrediente immateriale, un tutt’uno con la melodia della risacca, l’effluvio della salsedine, il sapore di salmastro che arriva con le mareggiate, il profumo di ginestre, pitosfori, pini della macchia verde ma anche dei paccasassi (il critmo o finocchio marino, pianta che cresce spontanea tra le rocce e i sassi in riva al mare), quel mirabile dialogo col mare fondamentale per trasformare un sugo in un incanto.
I tavoli del ristorante Da Emilia affacciati sul mare
I locali della Cooperativa Pescatori Moscioli, dove arrivano giornalmente le barche coi loro preziosi carichi, sono proprio di fianco ad Emilia, che così ha rifornimenti sicuri anche nei periodi di raccolte magre.
La ricetta è ancora quella e a prepararla, fino al dicembre del 2020, è sua figlia minore, la Piccola, come la chiama amorevolmente, al secolo Maria Luisa Dubbini, detta Marisa, Marisina per i più intimi, animata dalla stessa passione culinaria e che, a 84 anni, dopo più di una settantina passati ai fornelli, l’ha raggiunta nel Nirvana dove stanno le anime di tutti quelli che in vita hanno fatto star bene la gente.
Oggi Da Emilia è un posto con una tradizione gastronomica ormai consolidata e riconosciuta e a gestirlo c’è il marito Franco Rubini e i figli Federica e Edoardo.
Franco ne è il fiore all’occhiello.
E’ il personaggio più folkloristico di Portonovo, con la sua maglietta bianca a righe blu da lupo di mare e una collanina con appeso un dente di squalo.
Franco dona i pesci da lui pescati durante la messa di Ferragosto a Santa Maria di Portonovo
Tutte le mattine, appena sveglio, scende in spiaggia con un bicchiere, lo riempie di acqua di mare e lo beve fino all’ultima goccia.
È il suo personalissimo modo di tastare la salute del suo mare.
E il suo mare finora gli ha mostrato e continua a mostrargli una forma smagliante grazie alla protezione del Trave che tiene al largo le minacce e le insidie più pericolose.
Adesso è lui il custode dei moscioli: ha preso in mano il testimone da sua moglie Marisina che lo ha ricevuto da mamma Emilia.
Un perfetto padrone di casa, con la faccia bruciata dal sole dei marinai e lo spirito romantico, poetico che ogni giorno, a pranzo e cena, alla soglia dei novant’anni, è sempre lì ad accogliere, sempre vestito elegantemente, sempre con una scarpa rossa e una blu per aggiungere un po’ di disincanto, sempre con passione, tanta passione da buttarci l’anima.
Finchè ci sarà lui a girare in sala con un vaso di fiori in mano, da mettere sui tavoli, o un piatto di fichi o nespole, da omaggiare agli ospiti, in questo posto si prolungherà il prodigio culinario delle due grandi donne che l’hanno originato.
Oggi la cucina del ristorante Da Emilia è entrata a far parte dell’Alleanza (Slow Food) e valorizza tre Presidi Slow Food: oltre al mosciolo Selvatico di Portonovo, la cicerchia di Serra dè Conti e il Lonzino di fico (salame fatto coi fichi essiccati).
Purtroppo però il mitile simbolo della Riviera del Conero è in pericolo.
A lanciare l’allarme è Slow Food Italia, che ha ufficialmente sospeso il Presidio dedicato, in vigore dal 2004.
Il mosciolo selvatico è a rischio estinzione a causa dell’aumento delle temperature, dell’elevata presenza di mucillagine, dell’eccessivo sfruttamento dovuto a pesca illegale e a numerosissimi prelievi effettuati da pescatori improvvisati che raschiano gli scogli inconsapevoli dei danni che arrecano.
Il calo del numero di esemplari si è sempre più accentuato negli ultimi anni, tanto che il periodo della pesca è stata chiuso in anticipo.
Quest’anno invece ne è stata posticipata l’apertura: dal 15 maggio, al primo luglio.
Ma secondo Slow Food Italia e la comunità scientifica, che da mesi monitorano la situazione nella baia di Portonovo, il fermo pesca dev’essere più lungo, per consentire ai mitili di riprodursi e crescere di numero.
Da qui la richiesta di chiusura inviata al Ministero dell’Agricoltura, fino a quando non si sarà verificata una reale ripresa della specie, con contestuali ristori economici ai pescatori professionali.
Anche il mondo della ristorazione è d’accordo con le misure proposte per salvaguardare questa eccellenza del mare, a partire da Moreno Cedroni, cuoco da sempre legato al territorio marchigiano, che da 40 anni gestisce il ristorante La Madonnina del Pescatore a Senigallia e, dal luglio 2000, il Clandestino Susci Bar, proprio sulla spiaggia di Portonovo.
Ristorante Da Emilia
Baia di Portonovo
(Ancona)