Il ristorante Vescovado di Noli e il sommelier Pier Mattia Ravera

La terrazza panoramica del Vescovado

 

Il Vescovado è una stella che brilla sul Golfo di Noli: una Stella Michelin, dal2009.
E’ situato in un Palazzo che fu dimora di Enrico II Del Carretto, agli inizi del I° Secolo, poi sede dei Vescovi di Noli, dal 1239 al 1820, per riconoscimento del Papa Gregorio IX allo schieramento politico e militare dei Nolesi verso la causa della Lega Lombarda, contro Federico II di Svevia.
Gli affreschi del ‘400, l’eleganza austera delle Stanze cinquecentesche, affacciate sul mare, gli antichi portali in ardesia, i secolari ulivi che vi fanno da quinta, ne compongono il quadro di fascino e mistero.
In estate il ristorante si trasferisce sulle terrazze panoramiche di questa splendida residenza storica, a ridosso delle aiuole di erbe aromatiche dell’Orto, che spandono i loro balsamici profumi, mentre la vista spazia da Levante a Ponente.
L’Orto del Vescovado, affidato alle cure di Pier Mattia Ravera, si sviluppa lungo una delle fasce verdi che circondano il Palazzo Vescovile, nel tratto che si affaccia sul mare e poco più in là, sui tetti rossi e sulle torri del borgo antico di Noli, incorniciato dal verde degli ulivi e dei limoni.

La terrazza sul mare

 

A guidare la cucina è lo chef Giuseppe Ricchebuono, coadiuvato da Alberto Moretti; insieme creano piatti che rappresentano l’eccellenza ligure di terra e di mare.
La cantina, gestita da Pier Mattia Ravera, è ricca di etichette espressione del territorio ma anche provenienti da zone vitivinicole di pregio in Europa e nuovo mondo.

 

Pier Mattia Ravera, all’alba del 2009, esce dal nido di “Pippo”, ristorante di famiglia, prende in carico la gestione della cantina del Vescovado” e orienta subito la carta dei vini, in sintonia con la filosofia della cucina dello chef Giuseppe Ricchebuono.
Visita terre e cantine, incontra i produttori e li esplora per conoscerne sentimento, impronta e metodologia.
Consegue nel 2014 il diploma Barman Basic di Planet One, a Milano.
Entra in Sala al Ristorante “Il Luogo di Aimo e Nadia” a Milano, nell’inverno 2014/2015.
Collabora come Sommelier al Ristorante “Piazza Duomo” ad Alba, nel 2016.
Ama ascoltare il vino, ascoltare musica, ascoltare gli altri.
Attualmente concentra la ricerca e “forza” la crescita nel suo forziere al Vescovado, in continua evoluzione e alla ricerca di nuove esperienze.

 

Pier Mattia Ravera (a dx) con lo chef Giuseppe Ricchebuono

 

 

Alla riscossa di un territorio con bellezze e prodotti straordinari
(di Pier Mattia Ravera, sommelier del ristorante “Il Vescovado”, Noli)

Sono salito per la prima volta al Vescovado di Noli a 16 anni.
I miei genitori erano stati chiamati dal Vescovo pro-tempore della Diocesi di Savona-Noli a gestirne la prestigiosa struttura.
È un luogo che ti fa trattenere subito il fiato.
Oggi vivo la mia presenza al Vescovado come motivo di crescita e di nuove scoperte in un perfetto equilibrio tra spazio, atmosfera e lavoro.
Qui vi è la possibilità di confrontarsi con autorevoli critici enogastronomici e amanti della buona cucina e dei buoni vini, giorno dopo giorno, provando a fare sempre meglio il proprio mestiere, investendo tempo ed energie per offrire un contributo alla riscoperta della cucina ligure, nel solco della tradizione ma interpretata in chiave moderna.
Trovo nel Vescovado un motivato gruppo che vuole crescere insieme e provare con entusiasmo ad emozionare sempre i suoi ospiti.
L’obiettivo è portare in Liguria qualcosa che vada oltre la realtà di oggi, puntando sulla riscossa di un territorio spesso declassato e poco considerato, che però nasconde bellezze e prodotti straordinari.
Il mio rapporto viscerale con il vino nasce, o meglio si incendia, nel 2010 dopo un pranzo memorabile in un grande ristorante di Langa, ove può capitare di stupirti un piccolo splendido dettaglio e di rimanerne per sempre folgorato, come un primo amore che mai più si scorda.
Il vino è una questione di continue emozioni tra i sensi dell’uomo e il bicchiere che hai davanti.
È una storia d’amore che, a differenza della realtà della vita, non ti delude mai troppo da doversene allontanare, anzi spesso ti commuovi e ti meravigli per quanta luce e poesia ci possa essere in un bicchiere.
Un mondo da bere giorno dopo giorno, territorio dopo territorio, annata dopo annata, produttore dopo produttore, fino a quando c’è sete di curiosità.
Una strada piena di incontri. Persone vere che amano la terra, luoghi paradisiaci, bottiglie che spesso sembrano specchio di un carattere o di una collina.
Il vino ti suggerisce idee nuove, ti conforta e ti tiene per mano, sia per scendere che per risalire dai filari della vite o della vita.
Per me non esistono vini buoni o vini cattivi: amo la soggettività di questo mondo e ognuno di noi dovrebbe interpretare il vino a suo modo, provando a condividerlo con gli altri.
Spero che la mia terra possa un giorno prossimo, meritare di più dal mondo della critica enogastronomica e farsi meglio conoscere fuori dai propri limiti.
E dobbiamo darle una mano, noi che la viviamo o vi siamo nati.
Del resto è già potuto accadere in altri territori, un tempo ai margini dell’attenzione ed oggi esplosi enologicamente.
Come, ad esempio, sui Colli Tortonesi dove si ammanta il Timorasso.
Spesso insieme alla fortuna di un luogo c’è anche quella di un uomo e in questo caso quell’uomo si chiama Walter Massa.
Il Timorasso è un vino che mi piace particolarmente per il suo carattere potente e aggressivo. Una bomba di sensazioni che poche altre uve italiane riescono ad esprimere.
Ci vuole tempo e pazienza per lasciarlo maturare di qualche anno e poi ci si possono aspettare grandi emozioni.
Il mio rapporto con il Timorasso è di piacere e di scoperta: scoperta di nuovi artefici che lo producono, mentre vado alla ricerca di un panorama sempre più ampio.
Ho avuto la fortuna di conoscere Walter Massa in più circostanze e penso di lui che sia stato colto da quella illuminazione straordinaria che ti stravolge l’esistenza.
Forse non ha inventato alcunché, come lui stesso usa dire, ma ha girato la chiave di uno scrigno di cui nessuno prima ha esplorato fino in fondo il contenuto e capito il valore.
Un personaggio, come i grandi del vino, che noi di questo paragrafo dei mestieri, vediamo con un’aura in testa, di fascino, di suggestione e di felicità.
Confesso di essermi chiesto qualche volta perché mai Walter Massa non sia potuto nascere in Liguria.
Ma nel mio orizzonte vedo un grande Walter anche dentro i nostri confini.
Spero che sia lui, un giorno o l’altro, ad aprire lo scrigno della nostra terra.

 

Ristorante Vescovado
piazzale Rosselli 13, Noli (SV)